Luoghi e personaggi
Numerosi iscritti e amici dell'Associazione
collaborano attivamente alla vita sociale con articoli,
pubblicazioni, ricerche e scritti monografici che a
volte compendiano anche lunghi studi
approfonditi, oltre ad esperienze su temi particolari o
in luoghi lontani.
In questa sezione diamo spazio ad alcune di queste, per
gentile concessione dei rispettivi autori.
“Quelli di Haugwitz”
Le tradizioni militari di mantovani e veneti in un reggimento imperiale austriaco
Parte prima - Un caso medolese
di Bruno Dotto
Per quasi due secoli entrati nell'orbita dell'impero d'Austria, fin dal Settecento (Lombardia Austriaca), i sudditi imperiali della provincia di Mantova, a parte il periodo di governo napoleonico del Regno d'Italia, in fatto di cose militari si erano riconosciuti, dopo l'introduzione del servizio militare obbligatorio, nel reggimento della fanteria di linea tedesca N° 381, intitolato al conte Haugwitz a cominciare dal 1824 fino alla ñne del governo austriaco in Veneto nel 1866. Perché è ricorrente il nome Haugwitz per tutto questo tempo e perché il reggimento nel 1859, con la cessione della Lombardia alla Francia e da questa al futuro Regno d'Italia, non cessa di essere costitutuito da sudditi italiani, è ciò di cui parleremo.I reggimenti austriaci, più che dal numero progressivo, prendevano il nome da colui, sempre un maschio, che assumeva il titolo di proprietario, conferito dal l'imperatore come riconoscimento di meriti particolari, ovvero per appartenere semplicemente alla famiglia imperiale o per essere una personalità di alto rango tra le case regnanti europee o per essere il regnante stesso. Il merito del conte Eugen Haugwitz era quello di essersi distinto a Lipsia contro Napoleone, dove aveva ricevuto l'Ordine di Maria Teresa, e poi anche nella spedizione contro Murat a Napoli, dove rimase diversi anni in qualità di comandante della piazza partenopea. Giunto al grado di Feldmaresciallo fu messo a riposo nel 1829, ma visse per ben 90 anni, cosa abbastanza rara per quei tempi e per un soldato, essendo nato nel 1777 e morto a Vienna nel 1867. Dunque il reggimento Haugwitz continuò a essere chiamato con questo nome per 43 anni e rimase in parte mantovano per 42 anni, dopo li di Haugwitz”. Il reggimento N° 38 era stato rifondato nel 1814 con elementi del disciolto esercito italico del viceré Eugenio Beauharnais. Sede principale di reclutamento fu Brescia con Mantova come ufficio distaccato (revisorato). Il servizio militare obbligatorio (Coscrizione) era entrato in vigore nel Lombardo-Veneto con una legge del 18203 che ne fissava la durata (ridotta rispetto agli altri territori dell'impero) in 8 anni (come nel Tirolo e Voralberg) ed escludeva un supplemento di servizio nella milizia territoriale (Landwehr) come invece era prescritto nel resto della monarchia (il Regno d'Ungheria ne era esonerato e cosi il Tirolo e il Voralberg). Nel 1852 vennero aggiunti due anni di servizio militare nella riserva in tutti i territori dell'impero ma venne abolito l'istituto della milizia territoriale. Con la sovrana patente del 29 settembre 1858 vennero sancite le nuove disposizioni sul “completamento dell'esercito” in base alle ripartizioni territoriali stabilite un paio d'anni prima. Riguardo al reggimento Haugwitz erano assoggettati all'obbligo di leva tutti gli abitanti maschi delle provincie di: Brescia per 8 / 10 e Mantova al completo. Quest'ultima era sede della delegazione provinciale
Nell'illustrazione: Soldato scelto di terza riga del reggimento Haugwitz in tenuta di campagna armato di Kamrnerbüchse (moschetto camerato), prima dell`adozione dei fucili Lorenz. Non è noto quando il reggimento ricevette il nuovo armamento, è perciò possibile che nel 1859 tutti i suoi reparti avessero ancora in dotazione le armi del sistema Augustin. Questi militari si distinguevano per il Kittel, qui indossato, munito di rigonfiamenti alle ascelle e per la baionetta fendente come arma da fianco unica anche per i sottufficiali. Durante la campagna del 1859 il reggimento rimase di guarnigione in Boemia (brigata arciduca Enrico, divisione Rippj - (disegno a lapis dell°autore) |
Due illustri gentiluomini a confronto
La Campagna del 1809 in Italia.
L'Austrìa e l'esercito imperiale nel contesto storico del 1809.
di Bruno Dotto
Dopo le gravi sconfitte
subite su tutti i campi di battaglia europei ad opera della
Francia, che da rivoluzionaria era diventata imperiale nel 1805,
l'imperatore Francesco I d'Austria, fermamente deciso a liquidare
una volta per tutte quell'irriducibile avversario che era diventato
Napoleone Bonaparte (ora Napoleone I imperatore dei Francesi),
aveva trasformato il suo vasto impero in uno sterminato campo
trincerato dove la popolazione tutta era stata chiamata a
stringersi attomo al proprio sovrano (che lo stesso Napoleone aveva
obbligato a deporre il titolo arcaico di imperatore del sacro
romano impero e rinunciare al nome di Francesco II).
Le grandi vittorie francesi del 1805, culminate con il trionfo di
Austerlitz, in cui il genio militare napoleonico raggiunse la sua
massima espressione, erano costate all'imperatore d'Austria vaste
porzioni del territorio avito, tra cui la fedele terra tirolese,
culla stessa delle tradizioni etniche e simbolo del carattere
nazionale austriaco.
Con la firma del trattato di Presburgo del 1805, in seguito al
quale il Tirolo passava al napoleonico Regno di Baviera mentre gli
ex territori della vecchia Repubblica Veneta venivano inglobati in
quel Regno d'Italia di cui era viceré Eugenio di Beauharnais,
figlioccio del Bonaparte il quale volle mantenere per sé la corona
reale.
I confini meridionali del ridotto impero d'Austria ora correvano
lungo il Salisburghese, la Carinzia e la Carniola, essendo Istria e
Dalmazia ormai parte integrante del nuovo Regno d'Italia, erede
della Repubblica Cisalpina, di cui il centro vitale restava il
Milanese. A questi Stati si erano aggiunti la Romagna e gli antichi
Ducati, sottratti con la forza delle armi all'influenza
asburgica.
Nonostante le diffcoltà economiche in cui versava la monarchia
austriaca dopo la fallimentare campagna del 1805, lo sforzo
finanziario impiegato per ricostituire le armate sconfitte era
stato enorme.
Nuove le armi, nuovi i regolamenti tattici,
nuove le uniformi, nuova la milizia regionale, persino codino e
parrucche erano stati aboliti nell'esercito imperiale
(solo ai generali non era stato imposto il
nuovo regolamento) grazie alle riforme del generale Mack e
soprattutto alle cure assidue che aveva dedicato alle truppe
l'Arciduca...